IL CIONDOLO DEL RICORDO PER MANTENERE SEMPRE VIVA LA MEMORIA.
Fino a poco tempo fa, quando una persona cara lasciava definitivamente questo mondo, il più saggio dei parenti provvedeva ad aggiungere qualche oggetto nel feretro, spesso si trattava di effetti personali o di cose che lo tenessero per sempre legato a ciò che più amava, ad esempio un pugno di terra del suo luogo natio, se la vita l’aveva spinto più lontano.
Tutto questo, per onorarlo e testimoniargli sentimento, rispetto e devozione. Ciò parte da molto lontano; le sue origini affondano nella notte dei tempi, ben prima dei rinvenimenti dei così detti “corredi funerari” dei faraoni, di quelli scoperti in molte tombe a fossa e in qualche tomba a tumulo, o nei cinerari etruschi e nei riti tramandati dai poemi omerici.
Infatti, la credenza dell’immortalità dell’anima, quella della “trasmigrazione” (la quale ritiene che l’anima vada ad abitare in altri corpi umani, di animali o persino in alcuni elementi del Creato), la venerazione per lo spirito dei defunti, e la concezione che i morti continuino a vivere in un regno invisibile, hanno accompagnato da sempre il cammino dell’umanità sin dalla sua origine, in modo “naturale”, a prescindere dalle “religioni”.
Gli oggetti più ricorrenti, appartenenti a moltissime civiltà e recuperati nelle tombe, nei sarcofaghi, accanto ad antiche urne cinerarie in ferro o in argilla poste in “colombaie” o sepolte nelle “fosse”, vanno dal “morso” di cavallo alle piccole lame ad uso personale, dalle “fibule” agli spilloni femminili per capelli o per le vesti, dal semplice utensile d’uso quotidiano alle c.d. “tanagrine” (piccole statuine d’argilla, simili ai “pastori del presepio”, raffiguranti una divinità, un parente o un’entità “scaramantica”), dai “giocattoli” ai fischietti in argilla, dagli anelli ai CIONDOLI (per lo più amuleti). Con il passare del tempo, però, questa TRADIZIONE è andata sempre più SCOMPARENDO per il venir meno al rispetto della MEMORIA POPOLARE e per evitare che le tombe fossero violate da azioni di “SCIACALLAGGIO” degli oggetti di valore.
Pertanto, OGGI, per mantenere sempre viva la MEMORIA, il rispetto dei sentimenti, della tradizione e soprattutto la devozione e il ricordo verso l’amato estinto, è in uso il CIONDOLO DEL RICORDO, un SIMBOLO DELLA MEMORIA personale e collettiva (culturale) che consiste in un piccolo simbolo di ceramica (spesso, un cuoricino), quindi della stessa materia della terra affinché possa sopravvivere anche all’eternità come il “ricordo” in sé, da lasciare vicino al caro estinto.
Di fatti, il CIONDOLO DEL RICORDO, è utilizzato per ricreare il principio che LA MORTE NON SEPARA DALL’AMORE E DAL RICORDO, anzi, rafforza e ravviva, indelebilmente, questi sentimenti universali e imprescindibili, scolpendoli nel cuore e nell’anima di chi resta. Invero, la MORTE ESALTA LA DIMENSIONE SPIRITUALE dell’essere umano, vestendosi da RICORDO e concretizzandosi nell’aspettativa di una RICONGIUNZIONE immortale.
In effetti, il CIONDOLO DEL RICORDO è l’ancora del nostro amore, viene utilizzato (come si usano le così dette “pagelline funebri” ma con la differenza che un esemplare resta vicino al defunto), nel momento della CREMAZIONE, oppure ponendolo nel feretro dopo la RIESUMAZIONEo ancora nell’urna dopo la CREMAZIONE DELLE OSSA RIESUMATE.
Il CIONDOLO DEL RICORDO, come già specificato, viene replicato in più esemplari affinché ognuno possa possederlo uguale a quello riposto come oggetto del “Corredo funerario”. Esso, è una “protezione“ del nostro ricordo perché ci rassicura, ci protegge e ci insegna che il vero legame è quello dell’anima.