Come aprire un’agenzia di onoranze funebri:
le donne al servizio funebre
Il settore funebre da anni si sta aprendo ad una nuova opportunità: sta diventando al femminile. Sempre più donne scelgono di entrare a far parte di questa attività che, per anni, è stata prettamente al maschile. Da una recente ricerca del National Funeral Directors Association le donne costituiscono circa il 75% degli studenti delle scuole mortuarie. Questo accade in America, nei diversi Stati, dove molta attenzione viene data alla formazione, al tutoraggio di chi vuole entrare in questo settore lavorativo. Uno studio mirato conduce verso competenze professionali efficaci e rivoluzionarie. E’ il caso di Donne al servizio funebre, un’associazione di donne che mirano attraverso corsi a ricoprire il ruolo di direttore funebre. Altro esempio interessante è White Lady Funerals, Funerali della Signora Bianca in Australia. In Italia ormai esistono esempi di gestione delle onoranze funebri al femminile che funzionano molto bene.
I vantaggi di un team rosa nelle onoranze funebri
La strategia di organizzare e far gestire da un team di sole donne l’agenzia funebre ha molteplici vantaggi per i clienti. Intanto, per quanto mediamente diffusa, questa idea lascia sempre piacevolmente colpiti. Le donne riescono in modo soft e tranquillo a condurre anche situazioni come queste poco piacevoli. L’idea di avere
Maggiore sensibilità: le donne sono certamente più empatiche e sensibili nella comprensione del dolore. Tra uomo e donna esiste una differenza notevole in questo, non desideriamo generalizzare, ma un pizzico di attenzione è certamente più femminile che maschile. Questo settore di lavoro è molto particolare richiede “tatto” e non tutti ne sono capaci. La capacità di creare una relazione umana è di primaria importanza, serve a stabilire fiducia, comprensione, partecipazione.
Saper guidare verso la migliore scelta: le donne hanno una propensione, naturale, nell’orientare e guidare verso la scelta migliore. Organizzare un funerale non è un processo semplice bisogna procedere, passo dopo passo, per procedere nel modo giusto.
Organizzare le diverse fasi: è chiaro che non vogliamo fare, in questa sede, l’elogio della donna, siamo consapevoli che tutto cambia da persona a persona. Fatta questa doverosa premessa possiamo, con tranquillità, affermare che le donne grazie alla loro versatilità nel fare molteplici cose, lavoro e organizzazioni delle mansioni a casa, sono molto più pratiche. Inoltre, il lato femminile consente anche la scelta di un rito funebre sobrio, elegante, più vicino al sentire dei familiari. Molto spesso, soprattutto, capita In Italia, nei piccoli borghi di imbattersi in operatori di onoranze poco sensibili e attenti a ciò che realmente richiede il cliente. Questo accade perché per loro, rito o non rito, il tutto è routinario, è un “da farsi” necessario, ma non è questo lo spirito giusto.
Non ci aspettiamo certo un “santone mistico” che benedica ogni passaggio del rito, ma quanto meno una persona che umanamente sia in grado di comprendere, ascoltare, e non da meno organizzare la funzione.
Un problema frequente si ha anche con i rituali funebri laici: quanti sono preparati? Accade che se ci si affida ad operatori tradizionalisti, che magari esercitano questo mestiere da anni, si rischia di trovarsi in una organizzazione lontana da quella “desiderata e sperata”.
Dove si è diffusa maggiormente l’impresa funebre al femminile?
In Italia del nord capita di frequente di trovare onoranze al femminile. A Torino, a Mestre, si sono avuti le prime attività funebri in gestione femminile, le chiamavano “gli angeli” le portatine. Dopo questi pionieri ce ne sono stati altri a seguire.Bisogna dire che il cambiamento della forma mentis ossia, quello secondo cui non sia solo l’uomo a poter lavorare in questo settore, deve essere duplice. Insomma il discorso è che la società “tutta” deve far suo il concetto che esistono dei lavori che non possono essere solo ad appannaggio degli uomini e che, anzi, le donne per grazia, modi e doti possono gestire perfettamente queste attività.
Ancora oggi purtroppo, specie al sud Italia, ci appare al quanto insolito vedere una donna che guidi un autobus di linea, un tir, che sia macchinista di un treno oppure sia nelle forze dell’ordine per un corpo speciale. In una società, come la nostra, a stampo maschilista è richiesto molto più tempo, anni a volte, per poter accettare un cambiamento così importante. Gli stereotipi, i costrutti sociali e culturali operano una vera “distruzione dei significati accettati”. La relazione tra significati e significanti, anche nel campo culturale, è puramente arbitraria! Quante volte capita di sentire storie di uomini che non sopportano la presenza di donne “in carriera” nel loro stesso ufficio, così come, di contro esistono anche donne, cosa ancora più grave, che assumono una forma mentis “al maschile” divenendo prevenute verso le loro simili e ponendo scioccamente l’intero lavoro su un discorso di genere.
Antropologicamente parlando, il genere è una variabile che esiste ed è chiaro abbia un suo peso nella società, nella testa delle persone, ma sarebbe opportuno non confondere il suo utilizzo, mischiandolo impropriamente in faccende in cui non rientra.